Efficacia di tecniche osteopatiche nella modificazione della mobilità e della contrattilità del diaframma. Questo il focus del lavoro di ricerca tutto italiano pubblicato su “The Journal of Manipulative and Physiological Therapeutics” dai colleghi Damiana Mancini, Christian Lunghi di Cromon Scuola di Osteopatia di Roma e COME Collaboration Onlus rappresentata dalla COME Collaboration Italy e Augusto Maria Benigni dell’European Osteopathic Project.
Come si è svolto lo studio
– 67 volontari sani sono stati randomizzati in 3 gruppi:
– 23 hanno ricevuto due tecniche osteopatiche rivolte (cupola diaframmatica e pilastri diaframmatici)
– 22 hanno ricevuto un placebo manuale
– 22 non hanno ricevuto alcun tipo di intervento
Dopo l’intervento gli osteopati hanno rivalutato la gravità della disfunzione somatica diaframmatica definendola su una scala da 1 a 6.
La valutazione della mobilità diaframmatica pre e post intervento è stata effettuata con ultrasonografia da un operatore in cieco (non era, infatti, a conoscenza del gruppo di appartenenza del singolo paziente).
Risultati
1) soggetti trattati con le tecniche osteopatiche hanno registrato un aumento significativo della mobilità diaframmatica rispetto agli altri due gruppi.
2) Vi è un trend che rivela che i fumatori e i soggetti che conducono attività lavorativa sedentaria sembrano rispondere meno alle tecniche osteopatiche in rapporto alla mobilità del diaframma.
3) Vi è una proporzionalità diretta tra il miglioramento delle disfunzioni rinvenute dopo l’intervento e la variazione della mobilità del diaframma
4) Non vi sono differenze tra i gruppi circa la modifica della contrattilità diaframmatica, misurata come spessore del muscolo stesso.
Considerazioni
– L’importanza che riveste il diaframma nell’economia della salute corporea giustifica lo sforzo fatto dal team di ricerca di concentrarsi su di esso. Questo studio aggiunge un altro pezzetto di conoscenza sulla scia di altri studi (discussi lungamente dagli autori nell’introduzione e nella discussione) in merito al ruolo dell’osteopatia sul “comportamento” del diaframma. Allo stesso tempo, idea fortemente condivisa da uno degli autori e da una parte della comunità osteopatica, dovremmo concentrarci nello studio dell’APPROCCIO osteopatico e NON delle singole tecniche osteopatiche.
– Un follow-up a distanza di qualche giorno avrebbe reso questo studio ancora più valido in termini di rilevanza clinica.
– A mio parere i risultati 2 e 3 presentati sopra, nascondono alcuni “indizi” interessanti, sia per la pratica clinica, sia per il prosieguo della ricerca.