Le cicatrici: quando i problemi si nascondono nei tessuti.

Quante volte ci capita, passando la mano sopra un vecchia cicatrice, di ricordare un evento, una situazione, a volte anche una spiacevole emozione. Eppure quel segno, quella imperfezione della pelle, a volte nascosta perché antiestetica, a volte volutamente resa visibile come prova di una sofferenza ormai superata è lì, spesso dimenticata dalla mente e dalla nostra consapevolezza,ma comunque sempre carica di memorie di dolori passati e non solo.

Prima di iniziare un qualsiasi programma di lavoro su di una persona chiedo sempre quali sono stati gli interventi chirurgici e i “tagli” che ha subito e puntualmente mi accorgo che si tende a dimenticare il male: è normale. Purtroppo il non provare più dolore non significa sempre essere guariti, o meglio aver rimesso in equilibrio/ordine la parte ferita.

Quando però passo la mano su una cicatrice o una parte lesa anche di vecchia data mi sento dire:”Ah, ho fatto l’appendicite, ma ero giovane…Ah, ho operato il menisco, ma ora sto bene. Ah, ho avuto una brutta storta al piede…”

La memoria del paziente spesso non arriva a sentire la condizione di una parte del corpo finchè non si porta l’attenzione con delle stimolazioni specifiche,ma la memoria dei tessuti o meglio la memoria cellulare non dimentica.

In Osteopatia molti problemi o addirittura dolori possono essere causati da traumi anche molto vecchi e le cicatrici spesso sono punti su cui un bel lavoro di riordino va fatto.

Alle persone che mi chiedono spiegazioni semplifico il concetto del lavoro sulle cicatrici con questo esempio:”Immaginiamo una mela ad inizio della maturazione che viene colpita dal chicco di grandine. Il bozzo che ne risulterà sarà la conseguenza della riparazione del danno subito, ma rimarrà anche una deformità, un cambiamento di colore e consistenza della polpa. Questo accade per un organismo semplice come la mela ,che è un vegetale, nel corso di una stagione. Noi siamo organismi molto complessi,ma abbiamo perso la capacità di rigenerazione e cicatrizziamo i nostri traumi con delle fibrosità che spesso evolvono per molto più di una stagione, talvolta decenni

Ancora, se possiedo un bel vestito attillato,ma a causa di uno strappo devo ricucirlo non sentirò durante i movimenti tirare la cucitura ? La pelle e i tessuti fasciali sottostanti si comportano similmente al vestito e veicoleranno le tensioni anche a distanza rispetto a dove si è verificato lo strappo.

Talvolta nel giro di poche sedute trattando una cicatrice del basso ventre si migliora molto la dolorabilità di una schiena, ricordo un palese caso di lombosciatalgia destra che ha terminato immediatamente tutta la sintomatologia dopo dieci minuti di lavoro sulla cicatrice dell’appendice. Mi ha riferito un collega che dopo vari lavori di riequilibrio sulla mandibola di una paziente che ha eliminato un click articolare solo con il detensionamento della cicatrice della tiroidectomia avvenuta 20 anni prima. Pochi mesi fa ho trattato varie suture al collo di una mia paziente perchè non rispondeva correttamente alla fisioterapia dopo un intervento di ricostruzione della cuffia dei rotatori della spalla. Abbinando pochi minuti di lavoro sulle cicatrici la paziente ha ripreso il recupero normale dell’arto.

Un grande passo in avanti è stato fatto in chirurgia con l’introduzione dell’artroscopia e dell’endoscopia, evitando perciò grandi cicatrici a favore di interventi meno invasivi.

Ci si accorge però che a distanza di anni i piccoli segni lasciati dai fori di accesso delle cannule e degli endoscopi lasciano talvolta conseguenze peggiori delle vecchie cicatrici da intervento a “cielo aperto”.Si pensa infatti che lavorando tramite gli attrezzi endoscopici e artroscopici il chirurgo debba stirare e stressare maggiormente i tessuti fasciali e connettivali caricandoli perciò di maggiori tensioni che rimarranno più attive nel tempo.

Credere che le aderenze dovute alle cicatrici siano le uniche conseguenze negative è scorretto, spesso si tralascia l’aspetto tensivo che le cicatrici portano. Non tutti i tagli generano rimarginazioni “attive” ovvero che necessitano di trattamenti osteopatici , dipende da vari fattori,non solo l’estensione, la gravità della lesione, la velocità con cui è stata chiusa,ma anche la carica emozionale che porta, il trattamento successivo che le è stato riservato, l’attenzione a tutti gli aspetti conseguenti.

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